La certificazione energetica negli ultimi anni ha imposto dei parametri quantitativi indispensabili a classificare un edificio questo ha implicato una maggiore attenzione della scelta qualitative sia dei materiali sia delle tecniche costruttive. Direi che ci sia stato un vero e proprio upgrade della tecnologia edilizia.
La normativa vigente ha imposto l’analisi e le risoluzione dei nodi costruttivi e ha consentito di superare la tecnologia della più che diffusa muratura a cassetta riconoscendone finalmente i suoi limiti. Ho seguito sondaggi in murature in edifici risalenti ad una trentina di anni fa, la cui muratura perimetrale, sebbene rivestita in cotto, era costituita da due pareti di mattoni forati divisi da una spessa camera d’aria vuota. Una simile soluzione costruttiva non ha in conto una nozione tecnica per la quale uno spessore d’aria maggiore agli 8 cm, non è isolante, ma conduttore d’aria. Il problema sostanziale è che il caso suddetto descrive un modo di costruire abbastanza diffuso e generalizzato che ha penalizzato il risparmio energetico.
Oggi, è un dato di fatto, gran parte dei centri cittadini sono saturi di edifici di classi energetiche G.
La muratura a cassetta trascina con sé la problematicità dei ponti termici che è indipendente dalla scelta degli spessori dei materiali componenti. Per problemi di planarità di facciata non veniva assicurato l’isolamento termico in prossimità dei solai e delle strutture portanti con la conseguente formazione di muffa e condensa interstiziale all’interno degli appartamenti proprio prossimità degli angoli, in particolar modo negli ambienti umidi come cucine e bagni. Qualche volta, ma senza apprezzabili risultati per ovviare il problema si prediligeva ingrossare in prospetto le strutture portanti o evidenziare i solai con marcapiani.
Per la prevenzione dei ponti termici è essenziale impiegare una tecnologia costruttiva che imponga un certo controllo delle discontinuità di materiali e di spessori.
L’aggiunta di un isolamento termico interno in generale non risulta efficiente nella risoluzione di muffe e condensa inoltre riduce gli spazi interni e la posa in opera in un appartamento già abitato si rivela disagevole.
Un isolamento a cappotto è di contro un sistema costruttivo molto versatile sia su edifici nuovi, sia su edifici esistenti dove l’applicazione potrebbe essere un buon presupposto per un risanamento energetico. Il cappotto esterno si rivela anche una buona soluzione in regime estivo perché contribuisce all’attuazione dell’onda termica e riduce l’effetto di surriscaldamento estivo.
La scelta del tipo di isolante e lo spessore da utilizzare non è univoca, ma varia a seconda considerazioni di ordine climatico del luogo in cui deve essere messo in opera e in dipendenza se utilizzato in luoghi umidi come cantine o basamenti per i quali vanno prediletti i materiali impermeabili.
L’isolamento esterno è sicuramente tra i sistemi di isolamento più economicamente impegnativo perché nel caso di un risanamento energetico su un edificio esistente, al costo del materiale e della posa in opera si aggiunge il costo dell’impalcatura esterna e i relativi costi sulla sicurezza però di contro si evita l’importo del rifacimento dell’intonaco esterno
La posa in opera del materiale, specie nel caso di edifici esistenti, deve avvenire con tasselli ad espansione e testa in Pvc per evitare un possibile sfaldamento delle lastre isolanti con il supporto, mentre per quelli nuovi è sufficiente l’impiego di una collante. L’isolante a cappotto va sigillato e preservato: agli angoli vanno messi i paraspigoli e in corrispondenza del temine e all’inizio delle strutture verticali od orizzontali devono essere installate delle guide.
Il materiale deve essere poi protetto con rete di armatura in fibra di vetro applicata tramite una colla rasante e completato con l’intonaco di finitura.
In conclusione possiamo affermare che l’isolamento esterno incrementa le prestazioni termiche e fonoassorbenti dell’edificio ed agevola la risoluzioni dei ponti termici, negli edifici esistenti è un buon presupposto per la riduzione dei consumi energetici, ma se volessimo avere anche un occhio alla sostenibilità a svantaggio di questo sistema costruttivo, è necessario precisare che gli intonaci qui utilizzati, perché rinforzati con rete d’armatura, sono poco smaltibili.